Chiesa di San Pier Celestino
A Saltara fu presente una comunità di monaci celestini, ordine fondato da Celestino V, il papa del grande rifiuto (1294): il monastero celestiniano a Saltara risale al 1549 con la chiesa intitolata a San Pier Celestino e apparteneva alla “Provincia Celestiniana di Romagna” che comprendeva, oltre a Saltara, anche Bologna, Faenza, Cesena, Rimini, Fossombrone, Urbino e Gubbio. Secondo una lapide, nel 1604 la chiesa venne allargata e interamente rimaneggiata “per necessità, non per ornamento”. Il monastero resisteva alla soppressione costituzionale delle piccole sede monastiche del 1652 e rimaneva attivo fino all’invasione napoleonica nel 1798 pur contando pochissimi frati. Nel 1819 chiesa e monastero furono ceduti alla Parrocchia di San Giovanni Apostolo, la cui sede si trovava precedentemente all’interno delle mura, dove ora sorge l’ex-ospedale Benedetto Morcioni. Un radicale restauro con una nuova consacrazione la chiesa lo ebbe nel 1858.
L’interno della chiesa parrocchiale si presenta a navata unica in stile neoclassico e ospita una pala d’altare attribuita a Francesco Trevisani (1656-1746) con “San Pier Celestino con la Vergine Maria, Gesù Bambino e San Benedetto di Norcia”, di cui l’eremita Pietro da Morrone era figlio spirituale. Sulle pareti laterali sono presenti affreschi rappresentanti “San Mauro che solleva San Placido dalle acque” e “L’Annuncio della Elezione al Pontificato Romano di San Pier Celestino rappresentando un cardinale e vari messi spediti a Piero Celestino per annunciargli la sua elezione al papato, ed ai piedi del monte due principi, Carlo D’Angiò col figlio aspettando l’esito dell’ambasceria.
Altre opere d’arte presenti nella chiesa includono una preziosa tavola di Sebastiano Ceccarini di Fano (1703-1783), la “Madonna del Rosario” del 1760, e un dipinto di “San Sebastiano”, patrono di Saltara, attribuito alla scuola di Federico Barocci (XVII sec). In questa rappresentazione tipicamente controriformistica, San Sebastiano, protettore invocato contro la peste, dopo il supplizio delle frecce viene curato dalla matrona Irene.
Nella cappella laterale si trova, utilizzato come parte frontale dell’altare, un singolare frammento di pluteo alto-medievale decorato con alberi, foglie fiori in bassorilievo. Dietro all’ingresso principale è la cantoria con organo risalente al 1875, opera dei fratelli Puggina di Stanghello nel Veneto. Nella balaustra dipinta, si notano angeli con strumenti musicali, il profeta Davide che suona l’arpa, S. Cecilia seduta all’organo, e Celestino V che depone la tiara.
In passato, la Chiesa di San Pier Celestino era sede della Confraternita dell’Addolorata, l’unica confraternita composta esclusivamente da donne che partecipavano alle processioni funebri dietro compenso.
Il campanile e la casa parrocchiale risalgono agli anni trenta, le campane sono state realizzate nel 1934 dalla Pontificia Fonderia di Campane Cav. Giuseppe Brighenti di Bologna e inaugurate il 3 giugno 1934, nominate REDENTA 560 kg (Sol diesis), MARIA 395,5 kg (La diesis), SEBASTIANA 263,5 kg (Do) e GIOVANNA 176 kg (Re Diesis).